Foglietto settimanale dall’8 al 15 Ottobre 2023 – XXVII Domenica T.O.

Pensavo fosse per sempre: la vita come restituzione!

 

Il rischio degli incarichi a vita è illudersi di poter fare quello che vogliamo con ciò che ci è stato affidato, illusione che manca nelle mansioni a tempo determinato perché ci rendono consapevoli che quello che ci è stato affidato non è nostro. E… se lo applicassimo alla nostra vita?

Troppo spesso, consideriamo la vita come qualcosa di nostra proprietà, mentre non c’è nulla che ci appartenga per sempre e che non ci possa essere tolto in qualsiasi momento: gli affetti, la salute, i ruoli, la vita stessa! Possiamo anche crogiolarci in questa illusione, ma prima o poi la realtà bussa alla nostra porta.

L’immagine ben articolata della vigna, circondata da una siepe, arricchita da un torchio e da una torre, rimanda fortemente al giardino della creazione, che per Israele è l’immagine della Terra Promessa di Dio.

Il dono della terra (giardino, vigna) diventa per ogni uomo l’immagine della vita stessa che Dio affida a ciascuno di noi. Il giardino è lo spazio della relazione con Dio e l’albero che sta al centro, come la torre nella vigna, rappresenta il criterio per orientarsi: la Legge.

Ma come stiamo vivendo la relazione con il creato che Dio ha messo a nostra disposizione? E soprattutto come viviamo il nostro spazio di relazione con Dio nella vita personale, nel tempo e nello spazio che Dio ci ha donato?

La parabola di Gesù è molto chiara: la vigna è stata data in affitto ai contadini, non è una loro proprietà. Ogni dono ricevuto nella nostra vita, ciò che siamo, ciò che abbiamo, dovrà ritornare nuovamente a Dio, non diventa mai nostra proprietà.

Ulteriore punto di riflessione è che dopo aver affidato la vigna ai contadini, il padrone se ne va lontano: questa è l’immagine di un Dio che si fida, che prova a lasciarci fare da soli, che ci lascia la libertà delle nostre scelte; anche a rischio che questa lontananza possa aprire la strada alla tentazione: visto che Dio è lontano l’uomo si sostituisce a Dio.

Arriverà sempre però il tempo della raccolta dei frutti, di situazioni nella vita che ci ricordano che non siamo noi i proprietari della vigna, ed è facile reagire male e molto spesso cercare di eliminare tutto quello che ci racconta una storia che non vogliamo vedere.

Immersi nell’illusione di voler possedere la nostra vita, giungiamo a non accettare la realtà, a mettere Gesù, fuori dalla nostra esistenza: i contadini lo cacciarono fuori e lo uccisero.

Purtroppo è quello che facciamo anche noi, come società, come singoli, ma a volte anche come Chiesa. Cristo non trova accoglienza da parte nostra nella SUA vigna!

Gesù diventa immagine di tutti coloro che ogni giorno sono messi da parte perché considerati una minaccia, tutti coloro che sono scartati perché ci ricordano la nostra inadeguatezza.

Ma è proprio attraverso gli scartati, a partire da Gesù scartato e pietra angolare, che Dio costruisce il suo Regno.

Cosa farà il padrone della vigna a quei contadini? … ma a volte tra quei contadini ci siamo noi!

 

Chiediamoci allora: Come sto lavorando la vigna che Dio mi ha dato? Sono convinto di essere “un servo inutile” della vigna o mi illudo di esserne il padrone?

Tempo_Ordinario_XXVII

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