Foglietto settimanale dal 10 al 17 Settembre 2023

Stiamo diventando una società di giudici e inquisitori?

La pressione mediatica spinge sovente ad assumere atteggiamenti feroci davanti agli errori, ai crimini, ai comportamenti scorretti. Siamo ormai immersi in una bolla di perbenismo farisaico che non ci permette più di vedere la persona, la sua storia, la sua dignità, meno che meno la possibilità di cambiare e di riabilitarsi. Atteggiamento di tolleranza zero può essere comprensibile in una strategia politica mirata alla ricerca del consenso, ma non ha niente a che fare con il Vangelo della misericordia: Dio cerca sempre la vita del peccatore, mai la sua distruzione!

A Dio quello che interessa è la comunione, la salvezza della persona, per quanto peccatore possa essere, anche se è un cammino lungo che richiede tempo.

Cammino che passa attraverso fasi diverse, che non sono altro che i tentativi di chi cerca col cuore la riconciliazione. Se l’altro ha sbagliato, il mio compito è aiutarlo a rendersene conto, a verificare cosa è realmente accaduto, ristabilire l’armonia per evitare che resti una macchia sull’immagine patinata della comunità.

Tutto deve avere inizio dalla relazione personale, nella speranza che possa essere il luogo in cui si risolva la vicenda, e solo davanti ad una forte negazione del peccatore, possiamo coinvolgere altre persone che ci aiutino a costruire un percorso di riconciliazione. Dobbiamo aiutare chi eventualmente ha sbagliato a prendere consapevolezza del suo comportamento.

Dio ha unito la terra e il cielo e noi siamo immagine di Dio: quello che facciamo sulla terra, vale anche per lui: ma quale immagine di Dio stiamo dando? Gli stiamo rendendo un buon servizio.

Alla base di una comunità capace di costruire percorsi di riconciliazione c’è la forza della comunione, quella forza che permette a Dio di essere presente. In una comunità lacerata invece, il Nemico si inserisce per dividere, per sponsorizzare un clima di rivendicazione e di rancore.

La comunità è il luogo dove l’altro mi sta a cuore. Solo così la comunità, la Chiesa, può diventare il luogo dell’amore, luogo dove Dio è presente, dove possiamo esprimere la nostra preghiera, sicuri di essere ascoltati perché Dio è con noi. Forse se la nostra preghiera non è ascoltata, varrebbe la pena chiederci se siamo una comunità di amore e di misericordia, o se invece siamo una comunità di giudici e di inquisitori.

Chiediamoci allora: tendo a fare giustizia o cerco di ricostruire la comunione? All’interno della comunità cerco di prendermi cura delle relazioni o piuttosto creo divisione?

 

Tempo_Ordinario_XXIII

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