Foglietto Settimanale dal 17 al 24 Aprile 2022

Ciò che conta è il desiderio di cercare

Perché una persona a cui abbiamo voluto bene arriva a tradirci? Perché l’esistenza di una persona cara può finire improvvisamente lasciandoci un grande vuoto? Perché l’umanità si trova ad affrontare una tempesta che sembra non finire mai? Sono alcuni degli interrogativi che abitano prima o poi il cuore di tutti noi. E quando il cuore è appesantito, si blocca. Non riesce più a sperare. Facciamo fatica a fidarci persino di Dio e non riusciamo più a riconoscere i segni della sua presenza.

Con la domenica di Pasqua iniziamo a leggere una serie di episodi dai quali emerge l’incredulità dei discepoli. La fede è un percorso faticoso, perché si tratta di lasciarci guarire dalle ferite e della sfiducia, dalle ferite generate dai nostri tradimenti, dalle ferite della delusione. I discepoli non arrivano subito a credere, Hanno bisogno di fare un cammino, non uguale per tutti, che a partire dalla propria storia, dalla propria situazione, li porterà attraverso un itinerario di domande e di scoperte a diventare testimoni del Risorto. È importante leggere gli Atti degli apostoli, frutto del cammino intrapreso dagli apostoli a partire dalla domenica di Pasqua.

Maria di Magdala è colei che ha il coraggio di lanciarsi nel buio, evoca la figura della sposa del Cantico dei Cantici, sposa che prima ha esitato, ad aprire allo sposo per non sporcarsi i piedi, ma poi si lancia nella notte alla ricerca dello sposo seguendo il suo profumo, quel profumo che lo sposo ha lasciato sulla porta quando ha chiesto di entrare.

È colei che probabilmente ha vegliato tutta la notte, aspettando il primo momento utile per andare al sepolcro, ma con cuore rassegnato, senza speranza: va al sepolcro cercando un morto. Infatti alla visione della pietra rotolata dal sepolcro, il suo cuore non è riempito di gioia, ma di disperazione, perché non avrà più un corpo su cui fare il lamento.

Non è che forse noi credenti siamo rimasti lì?

Non è che forse la fede è diventata per noi un’occasione di pianto e di rassegnazione piuttosto che un motivo di gioia e di speranza?

Chi è Gesù per noi: un morto su cui fare il lamento o il risorto da annunciare?

Sebbene sia ancora un annuncio vago, incompleto, è proprio Maria a portare la notizia del sepolcro vuoto: il corpo di Gesù non c’è. Questa notizia mette in moto i discepoli che corrono a vedere.

Il sepolcro vuoto non è una risposta, ma un interrogativo. Abbiamo bisogno di cercare.

Ancora una volta, proprio come lo sposo del Cantico dei Cantici, Gesù si lascia cercare, chiede a ciascuno di noi di intraprendere un cammino, mossi dal desiderio o dall’inquietudine, per arrivare a incontrarlo.

Pietro e il discepolo che Gesù amava, sono espressione di due modi di cercare il Signore.

Pietro è immagine di una fede stanca, una fede segnata dal tradimento, una fede che ha bisogno di essere guarita dall’amore del Signore.

Al contrario, il discepolo che ha fatto l’esperienza di sentirsi amato, che non si è allontanato dalla croce, è immagine di una fede giovane, una fede innamorata.

Quando vogliamo bene a una persona non abbiamo bisogno di fare tante domande, non ha bisogno di comprendere per credere, a differenza di Pietro che cerca delle risposte per poter riconoscere la verità di quello che vede.

Non importa quale sia stato o quale sia il nostro percorso, l’importante è cercare per giungere all’incontro con lo Sposo, all’incontro con Colui dal quale ci sentiamo amati per diventare suoi testimoni.

La Pasqua non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza.

Chiediamoci allora: sto cercando il Signore? Come è la mia fede?

Pasqua

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