Foglietto settimanale dal 6 al 16 Giugno 2021

L’amore non scade

Quello che è definitivo, ci spaventa. Preferiamo impegni a breve termine, perché fondamentalmente quello che ci interessa è il nostro benessere momentaneo: “cerco quello che mi fa stare bene adesso”.

Il valore che diamo alle persone e alle cose è tanto maggiore quanto più c’è un impegno a lungo termine, magari un impegno per sempre e il valore dipende da quanto sono disposto a compromettermi.

Dio dunque ci riconosce un valore immenso dal momento che si impegna con noi per l’eternità!

Un impegno è autentico quando mettiamo in gioco la nostra vita («Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo!» Es 24,7b).

Se davanti alle difficoltà, nel momento in cui mi rendo conto che sto perdendo qualcosa, mi tiro indietro o ci ripenso, vuol dire che quell’impegno non era autentico.

Per questo nella tradizione ebraica l’alleanza si fa nel sangue, luogo della vita. Ecco perché la Lettera agli Ebrei dirà che non ci può essere alleanza senza spargimento di sangue (Eb 9,22). E così comprendiamo anche perché l’alleanza nuova ed eterna è compiuta da Gesù versando il suo sangue sulla croce. Egli si fa vittima nella quale Dio sancisce il suo impegno eterno di amore per l’umanità: «E disse: “Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per molti”» (Mc 14,24).

Da un lato contempliamo l’amore che Dio ha per noi, il suo impegno di fedeltà, ma dall’altro ci interroghiamo sulla nostra disponibilità a impegnarci nelle relazioni e nella relazione con Dio, fino allo spargimento del sangue.

Pane quotidiano

Le relazioni vere nella nostra vita sono quelle che ci nutrono, quelle che ci fanno crescere e danno senso ai nostri giorni. Gesù, vuole essere ed è la relazione che ogni giorno ci permette di vivere per l’eternità, si identifica con il pane che ci nutre.

Mangiare è sempre un modo per riconoscerci non autosufficienti, mangiare vuol dire «da solo non posso vivere!». Senza Gesù allora non possiamo vivere, ci mancherebbe il pane per andare avanti.

Ecco allora che tutta la Bibbia andrebbe riletta come un’educazione al mangiare, a riconoscere quello che ci dà vita e quello che invece ci avvelena:

nella Genesi abbiamo ascoltato un invito a mangiare i frutti del giardino, facendo però attenzione a non mangiare dell’albero che è in mezzo al giardino (Gen 3,3).

L’ultima cena in Egitto è stata celebrata come memoriale del passaggio del Mar Rosso (Es 12,14), evento della liberazione del popolo.

Alla fine del Vangelo ascoltiamo ancora un invito a mangiare, ma questa volta questo cibo, non solo è segno di un’alleanza eterna, ma è Dio stesso che ci nutre di sé.

Il cammino del credente, attraverso la lettura della Parola, diventa così un cammino che insegna a discernere fino a riconoscere il vero cibo che dà vita.

Chiediamoci allora: Quale spazio e significato ha l’Eucaristia nella mia vita?

Corpus Domini

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