Foglietto settimanale dall’11 al 18 Maggio 2025 – IV Domenica di Pasqua – Anno C

La familiarità che salva: ho sentito la tua voce!

 

Sfondo dei testi di questa domenica è il tempo della persecuzione della comunità cristiana. Se gli Atti degli Apostoli ne parla in maniera esplicita e il Vangelo di Giovanni rimanda in maniera implicita e immaginifica alla dinamica della persecuzione, le letture ci vogliono però rassicurare. Infatti a fianco dell’immagine delle pecore e del gregge, che da sole non avrebbero molte possibilità di sopravvivere, troviamo anche quella del Pastore: Salmo 99/100 noi siamo «suo popolo e gregge del suo pascolo» (v.3); libro dell’Apocalisse: «l’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita» (Ap. 7,17).

Ad Antiochia Paolo e Barnaba con la loro predicazione ottengono un grande successo, tant’è che quel risultato suscitò la gelosia dei Giudei.

Purtroppo è questa una dinamica presente nella vita pastorale: quanti contrasti sorgono anche oggi nella vita della Chiesa a motivo della competizione e del confronto. Forse non siamo realmente interessati al bene delle persone, ma piuttosto al nostro prestigio personale: invidiosi perché il Signore si serve di altri per annunciare il suo Vangelo o semplicemente infastiditi perché altri riescono laddove noi abbiamo fallito o non siamo capaci.

Interessante è la reazione dei Giudei, che non solo operano mediante sotterfugi, e agiscono non in prima persona, ma bensì suscitano la persecuzione contro Paolo e Barnaba, utilizzando i loro contatti, le persone influenti della città. Ma anche oggi vediamo come si provi a distruggere coloro di cui si è gelosi, ricorrendo a trame sotterranee, spionaggio e false accuse: piuttosto che imitare gli altri nel bene!

Proverbiale è la reazione di Paolo e Barnaba: scuotono la polvere dai loro calzari; non aggiungono male al male ma tolgono il disturbo, perché il campo dell’evangelizzazione è più grande di Antiochia! Luca termina poi, con una frase che ci deve far riflettere: “I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo”, non se ne vanno pieni di rancore o di tristezza, ma bensì pieni di gioia e di Spirito Santo, perché chi compie il bene non può lasciare spazio a sentimenti negativi.

Il Vangelo attraverso l’immagine del gregge ci parla di persecuzione, immagine che Gesù utilizza (con un certo realismo) per indicare sia la condizione dei discepoli di tutti i tempi in mezzo al mondo, sia per ricordarci che non siamo mai soli: Gesù è il pastore che accompagna e protegge il suo gregge.

L’immagine del pastore, che il Vangelo utilizza, è sicuramente una delle più antiche rappresentazioni di Gesù, già presente nelle catacombe e sui sarcofagi del III sec. d.C… Gesù pastore con una pecorella sulle spalle diventa per tutti noi un monito e una certezza: siamo noi quella pecorella smarrita che Gesù prende sulle sue spalle.

Gesù utilizza l’immagine del pastore molto comune per quel tempo, caricandola di una sostanziale differenza: Gesù non è il pastore mercenario pagato per svolgere quel servizio ma Gesù è il Pastore a cui le pecore appartengono.

Rapporto molto stretto tra Pastore e pecore, reso molto evidente attraverso l’immagine della familiarità con la sua voce: solo se cresciamo nella familiarità con Gesù, saremo capaci di riconoscere la Sua Voce tra le tante voci che ogni giorno tentano di coprirla.

È vero, l’immagine di gregge facciamo fatica ad accettarla perché ci chiede obbedienza, fiducia, legame al pastore, per questo molte volte preferiamo seguire le nostre idee, allontanarci dal gregge, e rischiare di perdere la via maestra, ma solo attraverso la sequela e un legame sempre più stretto con Gesù possiamo salvare la nostra vita e attraversare l’inevitabile persecuzione.

Chiediamoci allora: Sono capace di apprezzare il bene operato dagli altri o nutro invece sentimenti di gelosia e invidia? Cosa mi aiuta a diventare familiare con la voce del Pastore?

IVPasqua_2025

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