La lontananza sai è come il vento…
Il desiderio di rimanere con chi amiamo.
At 2,1-11 Sal 103 Rm 8,8-17 Gv 14,15-16.23-26
Oggi la tecnologia, i mezzi di comunicazione permettono di rimanere in contatto anche a grandi distanze, è più facile viaggiare e tornare dalle persone che amiamo, in passato non era certamente così: a volte si partiva senza la certezza di rivedersi di nuovo.
Possiamo allora leggere le letture della Pentecoste come espressione del desiderio di Dio di rimanere nella comunità e nel cuore di ciascun credente, e al tempo stesso, creare le condizioni per permettere a Dio di essere presente e rimanere con noi.
Il testo degli Atti ci dice che “si trovavano tutti nello stesso luogo”. È la comunione che crea lo spazio per Dio. Essere nello stesso luogo, significa mirare allo stesso obiettivo, avere lo stesso sogno, lavorare per lo stesso scopo. Purtroppo oggigiorno, in molti contesti, prevale la divisione, l’interesse personale, il tentativo di far contare le proprie ragioni. Interessante è notare come l’evento della Pentecoste venga riletto in contrapposizione all’episodio della torre di Babele, dove uomini pieni di superbia volevano arrivare al cielo da soli. Per lavorare insieme, dobbiamo provare a capirci, nonostante le nostre differenze. La Chiesa non nasce da Babele: la Chiesa nasce da Gerusalemme, nasce da una piccolezza in cui agisce lo Spirito!
La comunità cristiana ha riletto la festa di Pentecoste a partire dai significati che essa aveva nel mondo ebraico: alla festa delle primizie venne associata successivamente la festa delle alleanze che Dio aveva stabilito con il popolo. Con la festa di Pentecoste nasce qualcosa di nuovo, grazie allo Spirito. Lo Spirito genera la Chiesa: una nuova ed eterna alleanza è stata sancita nel sangue di Cristo, che nel momento della morte ha donato il suo Spirito.
Luca rilegge la Pentecoste alla luce delle teofanie del Sinai: vento e fuoco erano i modi con cui Dio si manifestava a Israele. Una storia che continua in modo nuovo, attraverso un linguaggio antico.
Negli Atti la presenza di Dio nella comunità avviene per mezzo dello Spirito, e il Vangelo di Giovanni mostra come lo Spirito viene ad abitare nel cuore del credente.
“io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre”. Gesù parla di un altro Paraclito perché è Lui stesso il primo.
Se il Paraclito è colui chiamato accanto per difendere e sostenere, Gesù questa funzione, l’ha cominciata ad esercitare già durante la vita terrena accanto ai discepoli.
Il desiderio di Gesù è rimanere nel cuore del discepolo attraverso lo Spirito santo, ma necessario è che noi gli apriamo la porta e che ci sia spazio per ricevere e ascoltare la Sua Parola.
Solo così, il Padre e il Figlio, uniti nell’amore che è lo Spirito, potranno fare sosta dentro di noi, abitare in noi, diversamente il cuore resta vuoto, come la casa nella quale l’ospite non può entrare.
Una relazione cresce e va approfondita con il tempo, non sempre è possibile capire tutto e bene, lo Spirito ci aiuta a vivere la relazione con Gesù perché ci ricorda e ci aiuta a capire sempre più e meglio, le parole che Gesù ci ha insegnato.
Anche con Dio possiamo crescere sempre più nella relazione proprio grazie all’azione dello Spirito.
Chiediamoci allora: Costruisco comunione o divido a seconda dei miei interessi? In che modo lascio che il Signore venga ad abitare in me?
Pentecoste_2025