Madonna della cintura: origini della devozione

Riguardo la devozione alla Madonna della cintura vi sono due principali tradizioni.

La prima ha le sue origini in una leggenda scritta nel vangelo apocrifo attibuito a San Giacomo dove si parla di Maria che lasciò la sua cintura all’apostolo Tommaso. Il testo riferisce che Tommaso non era presente al momento dell’assunzione di Maria in cielo, ma arrivò in ritardo; la Vergine per prevenire l’incredulità di Tommaso gli avrebbe gettato la propria cintura.

La leggenda acquista un certo significato considerando l’uso antico di cingersi i fianchi in vista di un avvenimento impegnativo. Questa usanza si riscontra in alcune letture bibliche. Ad esempio, il grande Giovanni Battista nella predicazione della penitenza in attesa del Messia, cingeva la cinghia sulle vesti di pelli di cammello (Mc 1,6). Ugualmente il profeta Elia si cingeva i fianchi con la cintura quando sfidava i falsi profeti di Baal (RE II,8). Ancora la cintura di cuoio serviva come armatura per l’uomo combattente (Sam 25,13).

La cintura decorativa faceva parte dei paramenti dei sacerdoti a servizio del Tempio.

“Mettersi la cintura” e “cingersi i fianchi” ha assunto il significato di prepararsi a partire, mettersi in movimento, essere pronti.

La consegna della cintura all’apostolo Tommaso si lega a queste interpretazioni: infatti Tommaso in seguito partirà per l’evangelizzazione dell’India, dove dovrà cingersi i fianchi a causa della lotta che incontrerà con i gruppi appartenenti alle altre religioni; il gesto della Madonna di gettare la cintura ancora ricorda la missionarietà dell’apostolo, che morirà martire per l’evangelizzazione.

Pittori ed artisti hanno rappresentato in innumerevoli opere tale tradizione, specialmente dal Medioevo in poi.

La seconda tradizione, invece, riconduce l’origine del culto a Santa Monica, madre di Sant’Agostino desiderosa di imitare Maria anche nel modo di vestire.

Questa tradizione, la riprendiamo dal Manuale di Filotea di G. Riva:

La madre di S. Agostino, S. Monica, fatta vedova del suo consorte Patrizio, e risoluta di imitare Maria SS. ma anche nell’abito, la pregò di farle conoscere come avesse vestito nei giorni della sua vedovanza, specialmente dopo l’Ascensione di Cristo al cielo. La Beata Vergine non tardò a compiacerla. Le apparve poco dopo coperta di un’ampia veste che dal collo le andava ai piedi, ma di stoffa così dozzinale, di taglio così semplice, di colore oscuro che non saprebbe immaginare abito più dimesso e penitenziale. Ai lombi era stretta da una rozza cintura di pelle che scendeva fin quasi a terra, al lato sinistro della fibbia che la rinfrancava. Indi slacciandosi di propria mano la cintura, la porse a S. Monica, raccomandandole di portarla costantemente, e di insinuare tale pratica a tutti i fedeli bramosi del suo speciale patrocinio. Il primo ad approfittarne fu Il figlio S. Agostino.

La festa della Madonna della Cintura viene celebrata la prima domenica dopo il 28 agosto, data in cui la Chiesa fa memoria di Sant’Agostino.

In Italia sono 49 le chiese dove si onora la tradizione della Madonna della cintura. Quattro sono in Emilia Romagna: una a Castiglione dei Pepoli, una a Palanzano (Parma), una a san Giovanni in Persiceto e una a Bagnarola.

A Bagnarola, la festività della Madonna della cintura risale al 1682, quando il Marchese Ferdinando Cospi donò alla chiesa di Bagnarola il dipinto della pittrice bolognese Elisabetta Sirani. In questo troviamo Maria che contempla in braccio il Bambino e tra le loro mani passa una lunga cintura.

Madonna della Cintura
Elisabetta Sirani 1682
Olio su tela

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